Yakub
documentary film

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Yakub Tea P Maggiore sdraiati

Yakub non ama raccontare il suo viaggio, gli fanno tutti la stessa domanda, è sempre la stessa storia. Quello che conta per Yakub è quello che fa ora, quello che è successo dopo essere partito dalla Nigeria, dopo la Libia, non prima. Quando gli abbiamo proposto di fare un film insieme abbiamo promesso che non gli avremmo mai fatto quella domanda. E abbiamo mantenuto la promessa fino alla fine. I pochi frammenti che emergono da domande di altri o da momenti di introspezione arrivano per caso, inattesi.
Le cose accelerano: Yakub prende la patente, viene licenziato, programma di iscriversi a scuola, cerca un lavoro più qualificato, gira un video per una mostra di arti visive.
Quando Yakub mostra uno dei video che ha realizzato in veste di attore, uno dei suoi nuovi coinquilini gli chiede:

    Stefano: Ma quello che racconti nel film è vero?
    Yakub: Quello che dico è stato scritto, quello che faccio è improvvisato.
    Stefano: E chi ha scritto quello che dici?
    Yakub: Io. L’ho scritto io.

Mentre il documentario accompagna il coming of age di Yakub e il suo progressivo empowerment, emerge anche il ritratto di una città. Bologna è anche la città adottiva ed elettiva di ZimmerFrei, una città allo stesso tempo decrepita e bambina, un posto che è facile chiamare casa e di cui è bello dire questo è il posto da dove vengo, il posto dove voglio sempre tornare.
Il “senso di appartenenza” si costruisce anche così, abitando insieme, condividendo aspirazioni, chiedendo e offrendo riconoscimento, diventando grandi insieme. Potrebbe essere questa una forma praticabile di nuova cittadinanza?
Ma come dice sempre Yakub:

    Questa non è la destinazione finale.

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soggetto ZimmerFrei
regia Anna de Manincor
con Yakub Abdul Suleman
e Tea Bernardi, Sara Bonechi, Bianca Chierici, Irene Dalmonte, Jerome Dimake, Chiara Squadroni

produzione Serena Gramizzi | Bo Film
con il contributo di Regione Emilia-Romagna e MIC
in collaborazione con Emilia-Romagna Teatro Fondazione per il progetto Atlas of Transitions, New Geographies for a Cross-Cultural Europe, cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea

direttore della fotografia e operatore Roberto Beani
suono in presa diretta Massimo Carozzi
montaggio Anna de Manincor e Massimiliano Bartolini
correzione colore Roberto Beani
musica BeMyDelay, J.H. Guray, Massimo Carozzi
missaggio Massimo Carozzi
grafica titoli Lucio Apolito Opificio Ciclope
secondo operatore Simone Tacconelli
amministrazione Marilisa Murgia
con la partecipazione di Isimhemhen Abumhere, Ettore Bernardi, Tommaso Carturan, Stefano D’Adda, Gabriella Di Lorenzo, Omar Jallow, Teresa Manighetti, Princewill Oko Oboh, Katia Raffaelli, Olmo Resi, Mira Resi, Giulia Traversari, Marta Traverso, Filmon Yemane e il Reparto Everest del gruppo Scout Bologna 3

durata 60 min
anno 2022
lingua italiano
sottotitoli inglese