Stop Kidding è arrivato alla Biennale di Venezia del 2003 per una strada molto tortuosa.
La video installazione per tre schermi Stop Kidding è stata realizzata nel giugno 2002 per la mostra Avances. Creatività trentina al femminile, curata da Orietta Berlanda e Fabio Cavallucci alla Galleria civica di arte contemporanea di Trento. “Uno sguardo al femminile su vari ambiti di ricerca, dalla pittura al cinema, dal design alla fotografia. Diverse personalità trentine, alcune delle quali lavorano lontano dai confini regionali, si confrontano con le proprie radici culturali”.
Le caratteristiche dell’occasione dunque erano: essere femmina, trentina e creativa (!). Per questa occasione ho realizzato un video firmandone la regia singolarmente, coinvolgendo per le riprese i miei collaboratori abituali, gli altri componenti di ZimmerFrei e numerosi amici e conoscenti.
Nel video si susseguono quarantatré persone che fanno questa dichiarazione, in primo piano davanti alla telecamera: “Io non farò figli per questo paese”. Evidentemente una presa di posizione personale, ma che qui assume un carattere di rivendicazione politica e generazionale.
La frase devo averla sentita per la prima volta per bocca di mia nonna, che racconta spesso della Seconda Guerra Mondiale. All’epoca lei aveva già trent’anni, credeva che non si sarebbe più sposata e che non avrebbe avuto figli. Di sicuro non per mandarli al fronte. Le cose non sono andate così e mio padre è nato il 6 agosto 1945, il giorno della bomba su Hiroshima.
La frase viene riaffermata nel video in condizioni storiche totalmente differenti, ma sempre con un accento posto sul Paese, l’Italia.
Il set del video è il TPO Euraquarium, centro sociale di Bologna di cui ZimmerFrei ha fatto parte per quattro anni, dal 2000 al 2004.
Poco dopo la mostra a Trento, il video viene trasmesso da GlobalTV, un progetto sperimentale di street-tv satellitare, che nel novembre 2002 è presente all’European Social Forum di Firenze, uno degli appuntamenti internazionali del movimento no global dopo i fatti del G8 di Genova.
All’interno delle ventiquattro ore di trasmissione acquistate sul canale satellitare, le riprese del Social Forum vengono alternate a documentari, cortometraggi e altri materiali, tra cui Stop Kidding. Il giorno dopo, il 13 novembre 2002, il video viene ritrasmesso su RaiTre da Blob, insieme a frammenti di cronaca, film, talk-show, dichiarazioni di politici (tra cui Berlusconi al suo secondo mandato come Presidente del Consiglio), canzoni e giochi a premi.
Successivamente, nel dicembre 2002, la videoinstallazione è esposta a Padova mostra collettiva Quotidiana del circuito GAI Giovani Artisti, a cura di Virginia Baradel, Guido Bartorelli e Stefania Schiavon.
All’inaugurazione è presente il curatore Francesco Bonami per tenere una conferenza. Il curatore riconosce il video che stava cercando, visto casualmente in TV.
Anche mia nonna vede il video in televisione e lo riconosce come quello esposto in città, alla Galleria Civica di Trento. La sua prima reazione è che “è una cosa che non si fa”, ma non riesco a farmi spiegare se si riferisce al contenuto della frase, al video o al fatto che il video sia trasmesso in tv. Il suo secondo commento è che comunque non devo sposarmi e non devo pensare ai bambini, perché “ti te ga màsa robe da far” [hai troppe cose da fare N.d.A.].
La settimana dopo ricevo una lettera di invito alla 50ma Biennale d’Arte di Venezia “Sogni e Conflitti”, curata da Francesco Bonami. In giugno 2003 Stop Kidding viene esposto ai Giardini della Biennale, nel padiglione temporaneo La Zona curata da Massimiliano Gioni, come opera rappresentativa delle nuove generazioni in Italia.
Ho sempre desiderato andare alla Biennale di Venezia, ma per “Biennale” ho sempre avuto in mente l’altra, quella del Lido, la Biennale Cinema.
Nei primi giorni di giugno 2003 la temperatura supera di sedici gradi la media d’inizio estate. All’interno del Padiglione La Zona la temperatura supera i 42° e i video proiettori vanno in blocco. Nell’attesa del calo serale della temperatura le domande ricorrenti dei giornalisti e critici presenti all’inaugurazione sono due: davvero non farò figli? Dopo questa esperienza continuerò da sola, non rimarrò nel gruppo, vero? La risposta ad entrambe le domande è no.
Il video è stato poi proiettato in febbraio 2009 in Austria, a nome di Anna de Manincor/ZimmerFrei, nella mostra Politics of Redistribution, curata da Sabine Winkler presso Magazin4, alla Kunstverein di Bregenz e nel 2011 nella personale di ZimmerFrei al museo MAMbo di Bologna.
Nel frattempo non ho avuto figli. Anna Rispoli/ZimmerFrei ha avuto una figlia in un altro paese. Massimo Carozzi/ZimmerFrei ha avuto una figlia in Italia.