tempo
di Anna de Manincor - ZimmerFrei 2010


Siamo esseri fatti di tempo: materia-tempo. Il tempo ci scorre dentro, ma come possiamo visualizzarlo? E’ possibile vederci da fuori? Possiamo uscire da noi stessi solo uscendo dal tempo? Per vedere il tempo è necessario fermarlo, registrarlo, ricomporlo? E per sentirlo solamente? Lo scorrere del tempo fa rumore?
Dal punto di vista dei grandi insiemi, il tempo è il contenitore della materia: un’unica semplice dimensione che si declina sempre al presente, tutto il tempo è lì, sotto forma di materia, di storia, di vettori, di vicende chimiche e molecolari. Dunque tutto il tempo è sempre con noi: tutto il passato che ci precede è qui, il futuro è qui, qui accanto.
La rappresentazione più tipica del tempo invece è a forma d’imbuto: l’aperto del futuro passa per la strettoia del presente e si trasforma in passato. Noi viviamo in quella strettoia, siamo vivi solo nel presente. Ma se questa trasformazione è istantanea, quanto dura il presente? Dove ci troviamo esattamente, in un luogo senza durata? L’esperienza del tempo è sempre paradossale: noi umani lo viviamo solo istante per istante, ma la sua natura quantistica lo dimostra tutto presente contemporaneamente e in molteplici versioni. Concentrandosi su segmenti di tempo infinitamente piccoli (o costruendo dei sistemi controllati, delle stringhe, delle durate filmiche) è possibile fare delle esplorazioni: modulare il flusso, passeggiare in senso contrario alla freccia del tempo, intrufolarsi in alcuni piccoli tunnel temporali, visitare momenti del passato remoto, proiettarsi in avanti o su un binario parallelo, sostare nei dejà-vu ed esplorarne il potere.
Ecco: non si tratta solo di time-base media.

Anna de Manincor

da Learning Machines. Il manuale. Un’accademia in cento parole
a cura di Elisabetta Galasso e Marco Scotini
Edizione NABA, Milano, 2010