Maurizio G. De Bonis – Cultframe – dicembre 2004

Schermata 04-2457136 alle 14.19.17
Jean Marie Straub, Danielle Huillet
Tango20Zbig20Rybczynski
Tango - Zbig Rybczynsky

ZimmerFrei
Panorama

Per ciò che concerne il racconto cinematografico non esiste location più ostica di Roma. I suoi spazi, i suoi monumenti, la sua storia incombono sullo sguardo dei registi in maniera prepotente e invasiva. Eppure, non è sempre così. L’ha dimostrato Peter Greenaway con il suo capolavoro Il ventre dell’architetto, lungometraggio nel quale l’ossessione per le forme architettoniche, metafore, queste ultime, della condizione umana nella storia e testimonianze esistenziali ricche di senso, contribuiva ad evidenziare una Roma “da cartolina” la cui sublime armonia rappresentava un valore portatore di innumerevoli suggestioni.
Tra le molte passioni romane di Greenaway ricordiamo quella per Piazza del Popolo, imponente apertura simmetrica ed equilibrata situata nel cuore della città che fu al centro di una storica installazione ambientale notturna, realizzata qualche anno fa proprio dal maestro britannico.
Piazza del Popolo ci consente di collegarci al lavoro portato a termine dal gruppo ZimmerFrei, presentato presso la galleria Monitor di Roma.
Si tratta di un video, intitolato Panorama, basato sull’allestimento di un set della durata di ventiquattro ore, il cui palcoscenico è proprio la celebre piazza della capitale. La sua struttura appare decisamente complessa poiché miscela in un unico tessuto visivo/narrativo varie forme linguistiche. La panoramica, movimento di macchina di base del linguaggio cinematografico, assume in questo caso un’importanza centrale. Questo segno ha uno sviluppo continuo e incessante, fattore che fa venire in mente un cinema d’autore “estremo” paragonabile a quello di Straub-Huillet. Il movimento è interrotto da brevissime inquadrature che improvvisamente permettono di mettere a fuoco dettagli, situazioni, sguardi, gesti. Si colgono, in questo modo, emozioni che la panoramica tende a confondere in un gioco di sovrapposizioni tra vita reale e performance. La scena, infatti, è popolata da “attori” che compiono movimenti ripetitivi e apparentemente avulsi dal mondo circostante. Questa scelta creativa, dal sapore teatrale, è fortemente connotata da una dimensione tipica di certa arte contemporanea “performativa”. Sotto il profilo linguistico, dunque, Panorama è un video ibrido, un meticcio moderno e stratificato che, oltretutto, fa tornare in mente anche alcuni esperimenti di Zbig Rybczynski.
Panorama, inoltre, comunica allo spettatore una potente sensazione di straniamento. Una girandola esistenziale, allo stesso tempo realistica e stilizzata, raffigura una sostanziale discrepanza tra la meccanicità delle azioni e dei comportamenti umani e la sfera interiore degli individui. E’ un’opera che allo stesso tempo dissocia e compone, divide e unisce, separa e sovrappone, facendo emergere forse la vera sostanza della vita. Lo spazio-tempo, pura convenzione di comodo, viene scomposto e ricomposto, destrutturato e inventato nuovamente in un puntiglioso sforzo di smascheramento dell’artificiosità del reale.
ZimmerFrei è un collettivo formato da diversi componenti: Anna de Manincor (1972), Anna Rispoli (1974) e Massimo Carozzi (1967). I tre giovani artisti sono già attivi da qualche anno ed hanno partecipato con un loro lavoro alla Biennale di Venezia del 2003 ma la loro formazione è avvenuta sul campo “esponendo” soprattutto in luoghi non istituzionali. E questa esperienza si percepisce chiaramente nella libertà espressiva che li contraddistingue.

Maurizio G. De Bonis