Matteo Polimanti – #YOUNGBOARD – Dominio Pubblico sbircia dentro Fondamenta: Percorso 2 con Anna de Manincor

Laboratorio Zimmerfrei_Teatro India 25 marzo 2021-6285_ph Claudia Pajewski
Laboratorio Zimmerfrei_Teatro India 25 marzo 2021-6299_ph Claudia Pajewski
Laboratorio Zimmerfrei_Teatro India 25 marzo 2021-6275_ph Claudia Pajewski
Anna_2
Merel_ciack 2
in the screen
Pedro_ciak
Merel live 2
ph Claudia Pajewski

Questo non è il mio ritratto <–> questo ritratto è il mio

Sono queste le parole che la mattina dello scorso 24 marzo al Teatro India, in una meravigliosa giornata di sole, mi ronzano in testa. Mancano pochi minuti alle 10:00, mi trovo insieme ad altri ragazzi nello spazio all’aperto compreso fra il bar e le sale del teatro. Ci scambiamo qualche parola per fare conoscenza, abbiamo tutti un bel sorriso stampato in volto e non vediamo l’ora di cominciare questa nuova esperienza. Peccato solo non poter restare all’aria aperta per tutto il giorno, ma più tardi ci rifaremo e no, non sto parlando della pausa pranzo.

Mi trovo lì, in mezzo a tanti giovani attori e attrici, in veste, grazie a Dominio Pubblico e al progetto #Youngboard, di uditore del percorso 2 condotto da Anna de Manincor, regista del collettivo Zimmerfrei, all’interno di Fondamenta, il nuovo esperimento formativo del Teatro di Roma, rivolto a lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo.

Si parte! Entriamo nel teatro e raggiungiamo la sala C, al primo piano. Anna è già lì ad aspettarci. This is not my portrait – this portrait is mine, le parole continuano a farmi compagnia mentre prendiamo ognuno il proprio posto. Le leggo e rileggo ormai da giorni nella pagina web dedicata al percorso. So che ci aspettano tre giorni di cosiddetta pratica documentaria, so che Anna coinvolgerà i ragazzi in delle riprese video all’esterno, così come in delle registrazioni audio da produrre, riascoltare più e più volte e poi trascrivere nero su bianco… Ma ancora non mi è chiaro il significato che si cela dietro quella frase: come posso dire che un ritratto è il mio e allo stesso tempo affermare l’esatto contrario? Anna ci tiene subito a precisare che lo scopriremo alla fine del percorso… forse.

Cerco allora di scrollarmi di dosso ogni possibile domanda o curiosità e di lasciarmi condurre dal flusso dell’esperienza. Proprio in questo modo riesco a far capo ad una prima illuminante scoperta: al centro del laboratorio è l’esperienza umana e le molteplici narrazioni che se ne possono trarre. Alla fine di tutto saremo entrati in possesso di racconti di vite che non sono la nostra, ma che in qualche modo -chissà come e perché – ci appartengono.
Come quella di Filmon, ad esempio, ragazzo eritreo che vive a Bologna e che ha perso la vista fin da piccolo, ancor prima di emigrare, o quello di Yakub, giovane nigeriano da poco maggiorenne sbarcato in Italia all’età di 17 anni. Due storie che provengono entrambe da Saga, film documentario a più episodi realizzato da Zimmerfrei, che nel corso del laboratorio ci è stato proposto come case study da osservare, scomporre e ricomporre. O come i racconti di tutte le famiglie coinvolte dal progetto Family affair, secondo nostro punto di riferimento nell’immensa produzione audiovisiva del collettivo, di cui è disponibile una dettagliata documentazione nell’apposito sito. Ma soprattutto, come tutte le storie narrate dai ragazzi che da mercoledì a venerdì hanno preso parte al laboratorio, ognuno dei quali, volente o nolente, ha regalato ai presenti un pezzettino della propria vita, raccontando di brevi episodi vissuti in passato, che lo avessero legato ad altre persone o fatto sentire diverso rispetto al solito.

Anche in questo caso ci siamo divertiti – o complicati la vita, dipende un po’ dai punti di vista – a snaturare tutte queste testimonianze, confondendole le une con le altre, riconducendole al falso proprietario… Che succede se facciamo finta che la storia di Sara sia in realtà la storia di Salvatore? Se sovrapponiamo alle immagini della prima le parole dell’altra e viceversa? Incredibile ma vero abbiamo trovato una risposta: che quella storia, come per magia, diventa di Salvatore, ma resta anche un po’ di Sara, se si è bravi a cercare bene in profondità. Succede che con una semplicità sconcertante ci riscopriamo diversi, o meglio, scopriamo nuove parti di noi stessi tutte da esplorare. E che ne è poi della nostra identità? Non lo sappiamo davvero, e forse proprio qui sta il bello; del resto, abbiamo sempre e comunque bisogno di sapere chi siamo in ogni momento della nostra vita, o a volte possiamo concederci il lusso di ignorarlo?

Certo però… eravamo partiti carichi di fiducia nell’apprendere nuove cose, e al termine dell’esperienza ci ritroviamo pieni di dubbi. Almeno Anna era stata corretta avvisandoci fin dall’inizio del possibile rischio. Poco importa: a volte sono le cose che non la smettono mai di confonderci e interrogarci le stesse che ogni giorno sentiamo il bisogno di riscoprire e apprendere nuovamente.

Più ripenso all’esperienza trascorsa più mi sento come in possesso di un tesoro umano fragile e prezioso, di cui per pura casualità mi ritrovo ad essere il custode. Suona un po’ retorico vero? Pazienza, a volte un po’ di sana retorica non guasta, soprattutto se serve a conservare meglio i ricordi.
Chiudo gli occhi e riesco ancora a rievocare le voci di tutti i ragazzi, a figurarmi scritte le parole dei loro racconti, a visualizzare i loro volti sereni e assolati davanti alla telecamera. “Propiziare una presenza reciproca confortevole fra chi guarda e chi è guardato”, così leggevo nel sito del Teatro di Roma nei giorni precedenti l’inizio del percorso. Ora potrei sintetizzare con un semplice ma non banale stare bene insieme, e imparare a dialogare con quella telecamera che ci punta sempre addosso il suo sguardo – che poi è lo sguardo di chi la muove, non dimentichiamocelo.

È un po’ come se ora sapessi guardare ed ascoltare meglio gli altri, o almeno me lo auguro! Non che prima lo ignorassi, ma ora so bene che ognuno di noi porta con sé un patrimonio di storie tutto da esplorare, basta solo trovare la voglia e il tempo di mettersi in silenzio ad ascoltare. Un gioco da ragazzi, direbbe qualcuno. Se lo è davvero, ho le ore contate!

http://www.dominiopubblicoteatro.it/2021/04/13/youngboard-dominio-pubblico-sbircia-dentro-fondamenta-percorso-2-con-anna-de-manincor/