Belvedere Roma
stereoscopic photographic installation

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Le visioni stereoscopiche di Belvedere hanno il potere di ricondurci al funzionamento del nostro cervello antico: la tridimensionalità non esiste nella realtà, ma nell’interpretazione delle lievi discrepanze tra le informazioni dell’occhio destro e quello sinistro. Due macchine fotografiche identiche poste una accanto all’altra immortalano nel medesimo istante lo stesso soggetto. Le due immagini dell’albero cresciuto sopra il Ninfeo, ancorato saldamente agli   strati sottostanti di terra, pietrisco e civiltà sbriciolate, si fondono nella stessa illusione volumetrica. E’ lo stesso paio d’occhi separati da cinque centimetri di naso che ha visto nascere la pittura rupestre, il disegno, la pianificazione di città, la prospettiva e la nozione di paesaggio. Immergendosi nelle vedute dello stadio di Domiziano possiamo immaginarci accanto agli umani che l’hanno popolato indaffarati. Essi sono qui, sotto di noi, a sole ottanta generazioni di distanza. I nostri padri e madri profonde vivevano qui, il sole di questa mattina è lo stesso che ha svegliato anche loro, sorgendo dietro la Domus Augustana.

I visori sono cannocchiali rovesciati sul passato e su noi stessi visti dal futuro in questo stesso luogo, che esisterà ancora tra duemila anni.

co-produzione Netwerk – Centrum voor Hedendaagse Kunst, Aalst
courtesy Monitor
grazie a Paul Lagring, Piet Mertens, Frank Maes