Adam Budak – Manifesta7 Index – catalogo – luglio 2008


Ghost Track

ZimmerFrei è un collettivo di artisti la cui ricerca si colloca all’incrocio tra cinema, teatro, musica e performance. La fusione dei linguaggi formali permette al gruppo di produrre opere caleidoscopiche sia sonore che visive, dove elementi mentali e fisici si uniscono in una narrativa coerente dell’esperienza umana. L’installazione video in tre capitoli Ghost Track offre una ricognizione fantasmatica nel paesaggio geopolitico europeo, accompagnata dal potere acustico e carismatico delle colonne sonore di film classici di Hitchcock e Coppola, passando per quelli di Scott e Chereau, e Von Trier. Gli ZimmerFrei analizzano criticamente l’instabile processo di formazione dell’identità, a metà tra la finzione e la realtà, l’immaginazione e la condizione esistenziale di una società in divenire, suggerendo l’esistenza di un’alternativa: un universo feticcio popolato da immagini misteriose, una proiezione delle memorie e della coscienza collettiva basata sull’illusione cinematica e sul desiderio. Questa è l’interpretazione che gli ZimmerFrei forniscono alla crisi d’identità di La donna che visse due volte di Hitchcock, e al rimedio ipnotico alla confusione nazionale di Europa di Von Trier. La loro è una sintesi particolare della disunità politica, culturale e sociale, che dà origine a visioni di città porose e territori ibridi con lo status di oltre-stati. Ghost Track crea una superficie di specchi dove il vernacolare è riflesso come un residuo globale dell’esperienza collettiva, mentre il senso di appartenenza si allarga al vasto campo dell’intero patrimonio culturale fruibile.

Adam Budak

Adam Budak – Manifesta7 Index – catalogue – july 2008

Ghost Track

ZimmerFrei is a collective of artists whose complex practice is located on the crossways of cinema, theater, music and performance. Melting formal languages, the group produces kaleidoscopic sonic and visual works that investigate real and imaginary urban environments, where the mental and the physical coalesce in a coherent narrative of human experience. Their video installation in three chapters, Ghost Track , offers a phantom-like journey through Europe and its geopolitical landscape, while using the charismatic, acoustic power of the soundtracks from classical films, by Hitchcock and Coppola thorough Scott, Chereau, Ferrara and Von Trier. ZimmerFrei reviews the precarious construction of identity on the border of fiction and reality, between imagination and the existing condition of a society in transformation, by generating an alternative, fetish-like universe of ghostly images, a projection of memories and collective consciousness, triggered by cinematic illusion and desire. Such is ZimmerFrei’s specific translation of Hitchcock’s portrayal of identity disorder in Vertigo and Von Trier’s hypnotic therapy of national confusion in Europa . This is a particular version of the synthesis of social, cultural and political disunity, able to generate visions of porous cities and hybrid territories of beyond-state status. Ghost Track constructs a mirrored surface where the vernacular is reflected as a global residue of collective experience, and the sense of belonging enters the expanded field of all available cultural heritages.

Adam Budak