Marco Altavilla – Exibart – marzo 2003

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Michel Chion

ZimmerFrei

Duttilità espressiva e mobilità concettuale sono le cifre stilistiche di ZimmerFrei, formazione composta da Anna de Manincor, Anna Rispoli e Massimo Carozzi. Attiva dal 1999, in bilico tra arte e teatro sperimentale ZimmerFrei elabora molteplici dispositivi (performance, video, installazione, happening e reading) e manifesta un’attitudine del tutto originale, frutto di competenze ed inclinazioni diverse. La loro ricerca è sostenuta dalla volontà di condividere un unico orizzonte che li porta ad articolare “spazi di fruizione collettiva” per immergere il pubblico in una dimensione altamente estetizzante. La ricerca del gruppo riflette attorno allo stravolgimento dello spazio e del tempo ed è filtrata da una profonda consapevolezza dei linguaggi cinematografici, letterari e musicali da loro adottati liberamente, non solo per permettere al fruitore di avvicinarsi più facilmente ai loro lavori, ma anche per percorrere una ricerca aperta ed osmotica che non conosce definizioni di genere. È una questione di “esperienza” piuttosto che di sola e sterile “comprensione”. La video-installazione N.K. – Never Keep Souvenirs of a Murder (2000), evoluzione di una performance teatrale, è composta da una proiezione doppia e contrapposta dove le protagoniste (due possibili spie) rimbalzano da uno schermo all’altro e vivono le loro vicende in due stanze d’albergo identiche. L’andamento del video procede per infrazioni, interruzioni, flash e rimanda a certa cinematografia noir e non si avvale di indicazioni specifiche su luoghi e orari: solo indizi e azioni che originano uno strano campo di forze visive e sonore che chiama inevitabilmente in causa il pubblico a completare quello che non accade e che, molto probabilmente, potrebbe accadere. Il labile confine che separa realtà e finzione diventa così la soglia da varcare, uno spazio altro da esplorare. SpazioLargo/cinema interno (2002) è un progetto articolato in tre step successivi, che presuppone le teorie sull’acusmatica di Michel Chion, sviluppa l’idea di spazializzazione del suono, e approda ad un’idea di ambiente sonoro totalizzante, invasivo. Lo scopo è di attivare una fruizione che, escludendo la vista, finisce con il privilegiare la sfera corporale ed auditiva e arrivare così a proiettare il film sonoro direttamente sul sistema nervoso del pubblico. Un viaggio rocambolesco all’interno di un blob di citazioni letterarie, samples sonori, dialoghi e suoni estratti da film e il tutto rimontato in una nuova sceneggiatura avvincente ed imprevedibile.

Marco Altavilla