Il lavoro nasce da un incontro, avvenuto nel 2006, tra il collettivo bolognese e lo scrittore sardo Gavino Ledda, autore del celebre romanzo Padre Padrone (1975). Impegnato da diversi anni in una personale ricerca sull’essenza del linguaggio, Ledda, grazie all’intervento di Zimmefrei, compone un paesaggio sonoro in cui le parole pronunciate assumono la consistenza delle cose, risuonando in uno spazio oscurato, come oggetti materiali che si incontrano muovendosi nel buio. Nella visione di Gavino Ledda le parole pronunciate (pietre, cavalla, acqua, guazza, bava e buoi…) sono come colori (colòres), un abbecedario minimo di sinni, i cromi della lingua sarda, che il suono fa fiorire.
La maieutica dello scrittore, pastore-bambino che nomina il visibile prendendo possesso del mondo sottraendosi alla legge del padre-patriarca, è intatta e ancora incantata. Il territorio sondato da Zimmerfrei è fatto di materia, e il suono è la parte di materia che si può estrarre dalle cose e depositare in altri luoghi, senza che quelle cose cambino natura.
concept ZimmerFrei
sound design Massimo Carozzi
text Gavino Ledda
field recordings Massimo Carozzi, Dominique Vaccaro, Marco Lampis